Era il lontano Duemiladieci quando per la prima volta mi sono ritrovato a fare una vetrina non piena, ma, anzi, stracolma di Rosé. Mi chiedevo come fosse possibile che un vino così semplice, poco blasonato, quasi non considerato potesse prendere piede in una città come Milano dove vigeva la "legge della R", ossia dove "Ribolla" e "Ripasso" facevano da padrone e dove se non bevevi "Dompero", "Blangé", "Bellavista" e compagnia non eri assolutamente "sul pezzo"...
File di venditori con i marchi più o meno blasonati ci davano dei matti a Jean Marc e a me mentre coloravo di rosa quello spicchio di vetrina disponibile, dicendo che loro di rosé non avevano mai venduto nemmeno una bottiglia, neppure al peggior bar improvvisato di provincia, con tutto rispetto per le abitudini del fuori città.
Eccoci qui, a distanza di dieci anni, col telefono che suona in qualsiasi periodo dell'anno, Natale incluso, chiedendo se è disponibile il nostro Rosé, l'ormai celeberrimo Magalì. Che dire, aveva ragione il buon Jean Marc a dirmi che il Rosé è Provenza, è Estate (anche questo mito siamo riusciti a sfatare), è di colore chiaro, che il Rosé è tutto l'opposto di quello che intendiamo noi qui in Italia con i Rosati di Puglia, con il Cerasuolo d'Abruzzo, il Chiaretto del Lago di Garda, solo per citare le Docg più conosciute.
Il Rosé di Provenza è proprio come quello della foto, carico o scarico di colore, vinificato con macerazione o con assemblaggio, più o meno buono, questo lo sapete solo voi, col vostro gusto.
Non voglio né parlare di come venga vinificato, considerato o degustato ma semplicemente dirvi che è appena stato consegnato!!!
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